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Case naturali: le pareti sono la nostra "terza pelle". Intervista a Tiziana Monterisi

by Tiziana Monterisi on

Si può far tornare la casa ad essere un organismo vivente? Secondo noi sì. In questo articolo lasciamo la parola a Tiziana Monterisi, CEO e Co-fondatrice di Ricehouse, che ci spiega la sua idea di casa naturale, un involucro sicuro dove l'uomo è al centro e al tempo stesso in perfetta armonia con la natura.

L'edilizia rappresenta, da sola, la terza causa del cambiamento climatico. Qual è il tuo pensiero, da architetta? 

L'architettura tradizionale ci spinge verso la ricerca di edifici che, apparentemente, crediamo essere migliori. Grattacieli altissimi in vetro e acciaio, come quelli che caratterizzano gli skyline di New York, Dubai e Milano, ma che in realtà sono energivori, ci fanno male e ci fanno ammalare.

Già nella fase di costruzione questi edifici consumano, da soli, il 36% di tutta l'energia, e causano il 40% di emissioni di CO2, 1/3 dei rifiuti, il consumo del 50% delle materie prime vergini e il 17% del consumo di acqua potabile.

Questo tipo di edilizia non può più rappresentare il nostro stile di vita, ma dobbiamo orientarci verso un'edilizia più sostenibile, capace di far tornare gli edifici ad essere dei veri e propri organismi viventi.

Quali sono le caratteristiche di un'abitazione sostenibile? Te lo spieghiamo qui.

 

Il biologo Karl Ernst nel 1975 ha coniato il concetto di "casa come una terza pelle": ci spieghi cosa significa?

La nostra prima pelle, cioè l'epidermide, ha lo scopo di proteggere i nostri organi, e a sua volta viene protetta da una seconda pelle, cioè i vestiti: e tutti sappiamo qual è la differenza tra indossare un maglione di cachemire o una camicia di seta (quindi abiti realizzati con tessuti naturali) rispetto a mettersi addosso qualcosa di sintetico, che ci fa sudare e non ci fa stare bene.

Ma chi protegge l'uomo come individuo?

Secondo Ernst l'edificio in cui abitiamo deve essere la nostra "terza pelle", avvolgerci, proteggerci ed essere capace di "respirare", cioè avere continui interscambi con lambiente esterno al fine di fornire un ambiente interno salubre.

E in questo l'architettura riveste un ruolo importantissimo, visto che trascorriamo il 98% del nostro tempo dentro a un edificio (la casa, il lavoro, il teatro, il centro commerciale...).

Vivere in una casa naturale vuol dire "indossare" una terza pelle, vuol dire creare un contenitore salubre, sicuro, traspirante e in equilibro con la natura.

 

Sostenibilità è una parola che ricorre spesso, negli ultimi tempi. Che significato ha, per te?

La sostenibilità è uno dei pilastri fondanti della nostra società. Ricehouse è una società benefit, cioè un'azienda che genera profitto ma lo fa in maniera etica nei confronti della società e delle persone.

Tutto il nostro modus operandi è orientato a questo: partiamo da uno scarto, quindi valorizziamo una materia prima seconda, che esiste in tutto il mondo e si rinnova ogni anno, che si può generare producendo nutrimento. Impattiamo quindi sull'ambiente in maniera positiva, perché invece di bruciare la paglia la valorizziamo per costruire edifici, riducendo lo sfruttamento delle risorse naturali e non producendo CO2.

Inoltre tutti i materiali prodotti con gli scarti del riso non solo sequestrano CO2 nella fase di produzione, ma continuano a farlo anche quando sono utilizzati nell'edilizia e tra 50/60 anni, quando la casa non servirà più o verrà modificata, non saranno rifiuti da smaltire, ma potranno trasformarsi in una nuova risorsa.

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La nostra visione è quella di una casa sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale ed economico.

 

È possibile costruire una casa usando solo materiali naturali?

Certamente.

Prendiamo il riso. La trasformazione degli scarti della coltivazione del cereale può dare origine a materiali bioedili che permettono di costruire un involucro completo: pitture, intonaci, massetti, finiture, isolanti, pannelli.

Sfruttare e valorizzare tutto quello che resta nel campo permette di creare un'economia circolare - in netto contrasto con l'economia lineare a chi ci ha abituato l'edilizia tradizionale - trasformando quello che non è nutrimento non più in un rifiuto (la paglia di riso, infatti, dato l'alto contenuto di silice non può essere utilizzata in ambito zoologico) ma in una risorsa.

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Ci fai un esempio?

Prendiamo la casa UD, realizzata da Ricehouse.

casa UD ricehouse

Grazie all'utilizzo di materiali esclusivamente di origine naturale a bassa energia grigia, l'impatto ambientale dell'edificio è stato ridotto al minimo. Il telaio sfrutta, come elemento principale, le caratteristiche isolanti termiche e acustiche della paglia, che garantisce perfetta traspirabilità alle pareti ed evita fenomeni di condensa, per un livello di comfort ottimale negli spazi abitativi e un ambiente più sano e salubre.

Quali sono REALMENTE le case a impatto zero.

 

Cosa si può fare, oggi, per rendere l'edilizia più sostenibile?

È necessario lavorare su più fronti.

Da un lato rendere consapevole il consumatore, che può capire in maniera profonda qual è il prodotto davvero sostenibile e, soprattutto, qual è il suo impatto, per avere un'impronta zero.

Dall'altro spingere per avere normative che riconoscano al produttore anche il costo dello smaltimento (che invece adesso viene pagato dal consumatore finale) e che permettano di valorizzare tutto ciò che può far risparmiare energia, che non emette CO2, che consente di ridurre il consumo di acqua potabile, che non produce rifiuti e che consente all'uomo di vivere in maniera sostenibile.

cta guida casa salubre

 

Tiziana Monterisi

Tiziana Monterisi

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